La formazione del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, uno dei più antichi in Italia, si colloca all’interno di un fenomeno di portata europea: la nascita di musei come istituzioni statali legate alla formazione delle nazioni moderne. Nel quadro di un programma più ampio di riordinamento dei musei della città mediante lo smembramento delle collezioni della Galleria degli Uffizi, il Museo fu inaugurato dal re Vittorio Emanuele II nel 1870 nel Monastero di Foligno in via Faenza con le collezioni del “Museo Etrusco”, che comprendeva anche le antichità greche e romane delle collezioni medicee e lorenesi.
Nella stessa sede di via Faenza era stato allestito nel 1855 il Museo Egizio, secondo in Italia solo a quello di Torino, che comprendeva alcune antichità già presenti dal XVIII secolo nelle collezioni medicee, ma ampiamente incrementato per merito del Granduca di Toscana Leopoldo II, che, oltre ad acquistare alcune collezioni private, finanziò insieme a Carlo X re di Francia una spedizione scientifica in Egitto, diretta da Jean-François Champollion, il decifratore dei geroglifici, e dal pisano Ippolito Rosellini, suo amico e discepolo, che sarebbe diventato il padre dell’egittologia italiana. I numerosi oggetti raccolti durante il viaggio, sia eseguendo scavi, sia acquistando reperti da mercanti locali, furono equamente suddivisi al ritorno tra il Louvre di Parigi e Firenze.
L’incremento delle collezioni rese presto inadeguati i locali di via Faenza e nel 1880 il Museo Archeologico fu collocato nella sede attuale del Palazzo della Crocetta, edificato nel 1619-20 da G. Parigi come residenza di Maria Maddalena, sorella del Granduca Cosimo II de’ Medici. Tra questo palazzo e la chiesa della SS. Annunziata era stato realizzato un corridoio, per permettere alla principessa, che era “malcomposta di membra”, di assistere non vista alle cerimonie religiose.
Nel primo decennio di attività Luigi Adriano Milani, che nel 1884 diventò direttore del museo, ne curò il nuovo allestimento, mantenendo il criterio espositivo tipologico per le antiche collezioni, utilizzato già dal Gamurrini per il Museo di via Faenza, per quanto già superato all’epoca, che, per sottolineare il processo evolutivo della creazione artistica, perpetuò lo smembramento sia delle collezioni private, che dei materiali di scavo confluiti nelle raccolte granducali; utilizzò invece il metodo storicistico per i reperti dei nuovi scavi, costituendo al piano terreno i primi nuclei del futuro museo topografico, mentre realizzò solo parzialmente il progetto di portare nel museo tutte le sculture antiche conservate nei giardini e nei palazzi fiorentini; il lotto ridotto che riuscì ad ottenere fu collocato nelle arcate del corridoio mediceo e nel giardino antistante.
In compenso nel 1890 giunsero dagli Uffizi alcuni dei grandi bronzi greci e romani e numerosi bronzetti delle collezioni medicee e lorenesi e alcuni anni dopo la raccolta numismatica e quella glittica.
Nel cortile del palazzo furono allestiti i resti dei monumenti romani venuti alla luce nel corso dei lavori di ristrutturazione effettuati nel centro di Firenze alla fine del XIX secolo.
Nel 1897 fu inaugurata la sezione del Museo Topografico, realizzata da Milani, che nello spazio di diciassette sale illustrava la storia degli Etruschi attraverso i materiali raccolti nel corso degli scavi condotti nel territorio dell’antica Etruria; nel giardino, aperto al pubblico nel 1902, furono ricostruite con i materiali originali alcune tombe monumentali, per documentare i principali tipi architettonici usati dagli Etruschi.
Dopo la morte di Milani, la ripresa iniziò con Antonio Minto, che attuò una vasta trasformazione dell’allestimento del palazzo della Crocetta, recuperando per l’esposizione il secondo piano, che fino al 1925 aveva ospitato una raccolta di arazzi e stoffe antiche e in cui furono esposte tra l’altro le collezioni ceramiche greche etrusche e romane, le terrecotte etrusche, la gipsoteca e la Regia Galleria della Pittura etrusca, con i facsimili eseguiti dal Gatti a partire dal 1899.
Il museo topografico fu progressivamente ampliato fino a un totale di 52 sale. Nel 1942 fu acquistata parte del Palazzo degli Innocenti, dove fu realizzato il nuovo ingresso dalla piazza SS. Annunziata, ma i due piani superiori, pur ristrutturati, non furono mai adibiti ad allestimento museale. La mancanza di spazi adeguati all’allestimento delle sue ricchissime collezioni è stata sin dalla sua istituzione la malattia cronica di questo museo, che ha sofferto anche della generale indifferenza della città, più sensibile alle problematiche legate al suo passato medievale e rinascimentale, come lamentava già il Minto.
Nel 1966 l’alluvione ha completamente cancellato l’allestimento del Museo Topografico, riducendo lo spazio del Museo Archeologico al solo palazzo della Crocetta, e soltanto nel 2006, con la celebrazione del quarantenario dell’alluvione, è stato restituito al Museo l’ingresso su piazza SS. Annunziata. Attualmente gli spazi al piano terreno, ristrutturati negli anni Ottanta, sono destinati ad allestimenti temporanei, mentre le antiche collezioni e e la sezione etrusca sono visitabili al primo e secondo piano del palazzo della Crocetta. Al primo piano ha sede anche il Museo Egizio.