Il Museo Civico Albano, nato nel 1973, ha sede nell’edificio neoclassico di Villa Ferrajoli, all’interno di uno splendido parco. La villa fu costruita intorno al 1834 e ampliata nella sua forma attuale per volere del Marchese Ferrajoli verso il 1845.
L’esposizione si svolge sui tre piani della Villa e, con oltre duemila reperti archeologici, copre un arco temporale che va dal Paleolitico inferiore sino al Rinascimento.
Nella sala I, dopo una panoramica sugli aspetti geomorfologici del territorio, strettamente legati all’attività eruttiva del Vulcano Laziale, si avvia un excursus sull’evoluzione umana, che ha portato dai primi ominidi comparsi in Africa oltre 4 milioni di anni fa all’Homo Sapiens sapiens.
Alcuni esempi dei primi strumenti in selce prodotti dall’uomo, databili al Paleolitico inferiore, sono esposti nella sala II insieme a un frammento di molare e due zanne di Elephas Antiquus.
Per la protostoria alcune tra le più importanti testimonianze provengono dall’abitato che si sviluppò durante l’età del bronzo sulle rive del lago Albano, chiamato “Villaggio delle macine” per il gran numero di macine in pietra vulcanica rinvenute. I materiali esposti, ceramiche e oggetti in bronzo, documentano la vita del villaggio dalle fine del Bronzo antico sino alle fasi iniziali del Bronzo medio.
Nella sala VI il manifestarsi della “facies di Roma-Colli Albani”, durante l’età del bronzo finale e della prima età del ferro, è documentato da alcuni materiali provenienti da sepolture dell’area albana.
Con la fine dell’età del ferro la documentazione si fa lacunosa, tanto da aver avallato la tradizione mitologica della distruzione di Albalonga operata dai Romani sotto il regno di Tullo Ostilio, durante la prima metà del VII secolo a.C.
La trasformazione in una zona “sacra” dell’area albana è ben documentata nella sala VIII del Museo; qui sono esposti reperti provenienti da luoghi di culto, santuari e stipi votive, dove venivano offerti alle divinità degli ex voto dalle forme più varie: parti del corpo, animali, vasi miniaturistici.
Da ricordare anche la famosa testa di guerriero con elmo calcidese esposta nella sala VII, riferibile alla decorazione acroteriale di un tempio, opera di pregevole fattura databile al V secolo a.C.
Nelle ultime sale del primo piano (sale XI e XII) sono presentati i materiali provenienti da alcune delle lussuose ville costruite nell’albanum a partire dall’età repubblicana, una delle quali attribuita a Pompeo Magno. La ricchezza dei materiali rinvenuti testimonia l’alto status sociale dei proprietari di queste dimore.
Le sale di nuovo allestimento nel piano seminterrato sono dedicate agli scavi più recenti nel territorio albano (Sale XIV-XVI). E’ qui esposto un tesoretto dall’area di Via Vascarelle di 152 monete d’argento, nascosto nel crollo di un impianto produttivo durante la prima metà del I sec. a.C., e mai più riaperto fino al momento della scoperta.
La sala XVII è dedicata alle Catacombe di S. Senatore, di cui sono esposte riproduzioni fotografiche degli affreschi e una selezione di materiali provenienti dallo scavo di alcune sepolture.
Nell’ultima parte del Museo (sale XIX-XXIII) sono esposti materiali lapidei di varie epoche, tra cui frammenti architettonici, sarcofagi e statue, alcune delle quali di notevole fattura.