Monumento funebre a Ilaria del Carretto

Monumento funebre a Ilaria del Carretto

Le nozze tra Ilaria del Carretto dei Marchesi di Savona (nata nel 1379 dal conte di Zuccarello) e Paolo Guinigi, Signore di Lucca tra il 1400 e il 1430, vennero celebrate con grande sfarzo nel febbraio del 1403. Dopo il matrimonio non consumato con la giovane Maria Caterina degli Antelminelli, Paolo volle assicurarsi la continuità del casato con la nascita del figlio Ladislao nel 1404 grazie all’unione con Ilaria del Carretto. L’otto dicembre dell’anno successivo, l’allora ventiseienne consorte del Signore di Lucca morì dopo aver dato alla luce la secondogenita, cui venne imposto il suo stesso nome.
Il Monumento funebre di Ilaria del Carretto venne realizzato a partire dal 1406 dal senese Jacopo della Quercia (1374-1438).

Ad oggi l’opera si trova nella Sacrestia del Duomo di San Martino ma in origine la sua collocazione era nel transetto della cattedrale presso un altare patronato della famiglia Guinigi, tra il Monumento funebre di Domenico Bertini, opera di Matteo Civitali, e il pilastro angolare. A testimoniare l’antica posizione c’è un frammento del piano di posa predisposto dallo scultore, consistente in una striscia ben visibile di pavimento avente pietre strette e lunghe, in contrasto con il resto della pavimentazione.
Quando nel 1430 la Signoria dei Guinigi decadde, il Monumento fu sottoposto allo spoglio di tutti gli elementi di rimando al tiranno: la lastra con lo stemma e un’iscrizione commemorativa andata perduta. Nel corso del tempo l’opera venne ripetutamente spostata all’interno della chiesa fino al 1887, quando fu collocata nella posizione che tuttora occupa.
Un basamento decorato da putti e festoni dalla chiara ispirazione classica fa da letto al corpo disteso di Ilaria del Carretto a grandezza pressoché reale; le fattezze e il viso della defunta, la cui testa è poggiata su di un cuscino, sembrano suggerire un quieto sonno. Degna di nota risulta la veste, raffinata e particolare nella fattura, che probabilmente corrisponde a quella indossata dalla giovane sul letto di morte. A incorniciare il volto una fascia imbottita che racchiude una cercine, acconciatura tipica degli inizi del Quattrocento; ai piedi della giovane giace un cane, noto simbolo di fedeltà coniugale.

Il Monumento, tra i più grandi capolavori della scultura quattrocentesca, è un pregevole esempio di incontro tra gusto tardo gotico di ascendenza francese, ravvisato nel panneggio a pieghe sottili e parallele, e il gusto rinascimentale di matrice fiorentina visibile nel delicato modellato del volto, carattere elogiato dal Vasari nei versi de Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori (1550). Dunque sebbene la tipologia del monumento funebre tipicamente francese e l’evidente gusto gotico tendano a inquadrare l’opera in una determinata tradizione, dall’altra lo spiccato plasticismo e l’uso di motivi rinascimentali (festoni sorretti da putti classicheggianti) sono testimonianza di una forte propensione all’innovazione da parte di Iacopo della Quercia.

Tra le opere conservate nella Sacrestia del Duomo si annovera inoltre la Madonna col Bambino in trono e i santi Pietro, Clemente, Sebastiano e Paolo, una Sacra Conversazione realizzata da Domenico Ghirlandaio.

Una parte consistente delle notizie circa il Monumento funebre a Ilaria le apprendiamo da Giovanni Sercambi, che nelle sue Croniche fa cenno alla morte della seconda sposa del Guinigi, la cui storia è stata per secoli avvolta da un’aura di fascino, accentuata dal profondo ritratto che gli rese Della Quercia. Tuttavia la giovane non è stata mai seppellita in quella tomba e solo di recente le sue spoglie ipotetiche sono state rinvenute nella Chiesa di Santa Lucia del complesso di San Francesco a Lucca, contestualmente agli scavi in situ effettuati nel 2010 dall’archeologo Giulio Ciampoltrini grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio.
Conosciuta come la cappella Guinigi, fu voluta dall’illustre famiglia, che lì vi aveva sepolto generazioni di discendenti divisi per sesso: uomini da un lato e donne in un cassone posto accanto. Oltre a queste vennero scoperte altre tre sepolture singole: uno degli scheletri è stato identificato con Jacopa Trinci, dei signori di Foligno, che sposò Paolo Guinigi nel 1420 e morì nel 1422. Tale ritrovamento ha portato gli studiosi a ipotizzare che gli altri due scheletri potessero essere i resti delle altre mogli del signore lucchese. Le analisi eseguite hanno permesso di identificare la tomba n.3 con «un’adolescente di un’età tra i 12 e i 16 anni», informazioni che riguarderebbero Maria Caterina degli Antelminelli, prima moglie di Paolo Guinigi, che morì a 12 anni, nel 1400, durante un’epidemia di peste. La tomba numero 1 contiene infine lo scheletro di una donna adulta «di corporatura piuttosto gracile, di un’età antropologica tra i 20 e i 27 anni e una statura di circa 158 cm» il cui «profilo paleo nutrizionale» indica un tipo di alimentazione molto diversa da quella dei Guinigi, mentre l’isotopo dei denti «suggerisce un’origine non lucchese». Una descrizione tale può corrispondere al profilo di Ilaria Del Carretto, che infatti proveniva da Savona e visse a Lucca soltanto due anni.

16/05/2017 / by / in

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