LA SCULTURA ELLENISTICA
A seguito delle conquiste di Alessandro il Macedone, la cultura ellenistica conobbe una grandissima diffusione, arricchendosi di suggestioni provenienti dal mondo orientale. Di conseguenza il sistema della polis acquisì complessità anche dal punto di vista sociale: erano pensatori, poeti e filosofi le personalità elevate a modello. Per questo motivo la statuaria ritrattistica era il mezzo artistico più adatto a tramandare la memoria dei personaggi rappresentati attraverso fattezze specifiche che ne connotavano le doti morali o intellettuali.
Secondo G. C. Argan non è da escludere che l’interesse per la ritrattistica connessa al bello morale, scisso e spesso antitetico al bello naturale, doveva avere a che fare col monito socratico conosci te stesso e con l’idea di una grandezza spirituale e morale che Socrate attribuiva alla bruttezza satiresca.
Benché la cultura figurativa d’origine ellenistica abbia radici classiche, dopo la conquista di Alessandro nacquero numerosi altri centri di cultura artistica – Pergamo, Rodi e Alessandria, per citarne alcuni -, collocati specialmente in Asia Minore e nelle isole, tanto da relegare definitivamente Attica e Grecia.
In particolare, nel III secolo a.C. Pergamo conobbe un periodo favorevole: Attalo I sconfisse i Galati e la città divenne un grande centro dove collocare opere monumentali. Il tema dominante era la vittoria sui barbari, che metaforicamente doveva intendersi come il giusto trionfo della civiltà.
Di questa serie di opere fa parte il Galata morente, di cui vi proponiamo il modello 3D; si tratta di una copia romana in marmo da originale in bronzo risalente al III secolo a.C. attribuita a Epigono, scultore di corte della dinastia dei sovrani di Pergamo.
Degna di nota è sicuramente la modalità di rappresentazione del personaggio: il Galata, lungi dall’accezione più comune di barbaro incivile, è un uomo sconfitto la cui drammaticità è racchiusa nella profondità di uno sguardo, nella poderosa compostezza delle membra. La rozzezza lascia così il posto a un’umana dignità, nella figura del barbaro coincidono la passione più irruenta e un fiero decoro; il volto è attentamente delineato, il corpo vigoroso. Il patetismo tipico di questo genere di produzioni scultoree ha spinto una fetta di critica a definirlo barocco antico; il modello doveva essere probabilmente lo stile di Scopa, in particolare il fregio realizzato per il Mausoleo di Alicarnasso, che ebbe notevoli sviluppi nell’area dell’Asia Minore.
A cambiare, rispetto a tale modello, è sicuramente la retoricità dell’opera scultorea, che diventa traslazione, enfatizzata, del fatto storico; ad essa viene affidata la memoria e dunque anche l’aura simbolica.