La Via Aemilia nasce nel 187 a.C. sotto la guida del console Marco Emilio Lepido. Con i suoi 1300 stadi, pari a 230 chilometri calcolati dal geografo greco Strabone, la strada congiunge da sud-est a nord-ovest gli estremi regionali. Con la sua costruzione si chiude la prima fase di espansione romana verso l’Italia settentrionale, punteggiata dai conflitti con le tribù celtiche e dalle campagne annibaliche, e si apre la feconda stagione delle nuove fondazioni coloniarie, con uno schema insediativo che caratterizza l’Emilia Romagna ancora oggi.
In prima battuta la strada collegava i centri romani già esistenti di Placentia (Piacenza), fondata nel 218 a.C., con Ariminum (Rimini), fondata nel 268 s.C. e già terminale della Via Flaminia, e passando attraverso Bononia (Bologna), insediamento strappato ai Boi e rifondata appena due anni prima della costruzione della Via Aemilia. Inoltre, a Piacenza la Via Aemilia si intersecava con la Via Postumia, che collegava i porti di Genova ed Aquileia, lo scalo romano più importante dell’alto Adriatico. Successivamente alla costruzione della Via Aemilia, vennero fondate, sempre ad opera di Marco Emilio Lepido, le colonie gemelle di Mutina (Modena) e Parma nel 183 a.C. e quella di Regium Lepidi (Reggio Emilia) nel 175 a.C.
Una volta stabilizzata la conquista romana, la via abbandonò la preminente connotazione di linea di confine presidiata militarmente per divenire un punto di riferimento per lo sviluppo commerciale e civile del territorio. Si aggiungeranno così altre importanti entità urbane e centri di mercato – antenati, ad esempio, delle odierne Cesena, Forlimpopoli, Forlì, Faenza, Imola – e una schiera di cittadine, talora sorte in modo spontaneo grazie proprio alla forza aggregatrice della via consolare. Non è certo un caso che la maggior parte dei centri urbani dell’Emilia Romagna sia dislocata lungo l’asse della Via Emilia, a distanza regolare e in prossimità di uno sbocco vallivo coincidente con uno degli elementi di viabilità transappenninica.
La colonia romana di Parma aveva il suo asse generatore proprio nella Via Aemilia, la quale costituiva il decumanus maximus (orientato est-ovest), coincidente con Via Mazzini e Strada della Repubblica, mentre il cardo maximus (orientato nord-sud) era molto probabilmente costituito dall’allineamento formato da Via Cavour e Via Farini. Tale allineamento risulta oggi fortemente disassato all’altezza di Piazza Garibaldi, ma doveva in origine avere un tracciato lineare regolare, come dimostra la presenza di una grande arcata larga 4 metri sotto la loggia del Palazzo del Capitano del Popolo esattamente in linea con Strada Cavour e sotto la quale passava molto probabilmente il cardo maximus.

Arcata del Palazzo del Capitano del Popolo, sotto la quale passava molto probabilmente il cardo maximus.
All’incrocio tra i cardo e decumanus, in parziale coincidenza con l’attuale Piazza Garibaldi, si trovava il Forum, il cuore della vita politica, economica e sociale della colonia.
La Via Aemilia di età romana è documentata da scarsi ritrovamenti: un tratto individuato nel 1991 lungo Strada D’Azeglio, a circa 1,8 m di profondità, e un tratto individuato nel 1953 all’angolo tra Piazza Garibaldi e Via Mazzini. Tracce del cardo maxiumus sono state portate alla luce nel 1842 nel corso dei lavori di realizzazione della Galleria delle Fontane in Via Farini, nel tratto compreso tra Borgo Antini e Borgo Garimberti; altre tracce dello stesso cardo sono state individuate in Via Cavour nel 2003, a meno di due metri di profondità. Esisteva certamente un ponte per l’attraversamento del torrente: tracce di palificazioni lignee forse pertinenti proprio ad un ponte sono emerse nei recenti scavi di Piazza Ghiaia a 6/7 metri di profondità, mentre per quanto riguarda il ponte di pietra visibile nel sottopasso di Via Mazzini, non si posseggono in realtà elementi certi per proporre una datazione antecedente alla seconda metà del XII sec. d.C.
La Via Aemilia costituiva, inoltre, il punto di origine di numerose strade secondarie che, già a partire dall’età repubblicana, collegavano la colonia di Parma con altri territori.
Ad est della città, dalla Via Aemilia si distaccavano due strade: una dall’incrocio con Via Petrarca proseguiva verso nord lungo Borgo Saffi, diretta verso il porto fluviale di Brixellum (Brescello) e segnalata dal rinvenimento di numerose bonifiche d’anfore; un’altra proseguiva verso sud ricalcando il tratto iniziale di Via Traversetolo, dove ne è stato individuato un ampio tratto, diretta verso la Valle dell’Enza e Lucca.
Ad ovest della città, in corrispondenza di quella che doveva essere la sponda sinistra del torrente, dalla Via Aemilia si dipartivano alcune strade: verso nord quella per Cremona, della quale sono state rinvenute tracce in Borgo delle Grazie; verso sud quella per Luni, che si snodava probabilmente lungo l’attuale Via Bixio e della quale una traccia è emersa all’angolo tra Viale Vittoria e Strada Bixio; infine, verso sud-ovest quella in direzione Vicofertie e del fiume Taro, individuata sotto Via Imbriani.
Altri percorsi stradali dipartivano dal limite settentrionale e meridionale del nucleo originario della colonia. Dal limite nord partiva un’altra strada per Brixellum (Brescello), lungo Borgo del Parmigianino a partire dall’incrocio con Strada Melloni; mentre poco più ad ovest, all’incrocio tra Via Garibaldi e Strada Melloni partiva una strada che si dirigeva verso il Po, segnalata dal rinvenimento di alcuni tratti stradali.
Infine, a sud della città, circa all’incrocio tra Strada Farini e Strada al Ponte Caprazucca, probabilmente partiva la strada che portava verso la Val Parma e che ricalcava l’attuale Strada Langhirano.
Bibliografia: M. CATARSI, Storia di Parma. Il contributo dell’archeologia, in Storia di Parma, 2009, pp. 570-579; G. BIGLIARDI, Atlante Archeologico del Comune di Parma, 2010.
In copertina: Carta 14 La Via Aemilia. Base Gis.