Parma Romana: Introduzione

La colonia romana di Parma venne dedotta nel 183 a.C. a opera dei triumviri Marco Emilio Lepido, Tito Ebuzio Parro e Lucio Quinzio Crispino, in un territorio che si trovava oltre i confini settentrionali della Repubblica e che era occupato dalla comunità gallica dei Boi.

I Boi erano stati sconfitti dal console Publio Cornelio Scipione Nasica solo nel 191 a.C. e costretti a cedere buona parte dei loro territori, affinché il popolo romano vi potesse dedurre delle colonie. Pochi anni dopo questa vittoria, nel 187 a.C., il console Marco Emilio Lepido aveva realizzato la Via Aemilia, congiungendo le più antiche città di Placentia, Bononia e Ariminum.

Negli anni seguenti lungo il tracciato stradale vennero create nuove coloniae civium Romanorum: oltre a Parma, anche Mutina (Modena) e Regium Lepidi (Reggio Emilia).

La colonia di Parma venne fondata su un dosso sulla sponda destra di un corso d’acqua, l’attuale torrente Parma, in un ambiente umido, a tratti ancora paludoso e caratterizzato da una fitta foresta. Il torrente scorreva più ad est rispetto a oggi: scavi recenti in Piazza Ghiaia sembrano indicare che la sponda occidentale del torrente corrispondesse a Viale Mariotti mentre la sponda orientale si snodasse lungo l’asse formato da Strada del Conservatorio/Via Oberdan/Via Carducci, all’altezza del quale, lungo Via Mazzini, sono state individuate le prime arcate del ponte di pietra.

Gli scavi archeologici non hanno finora individuato tracce dell’esistenza di insediamenti precedenti alla fondazione della colonia; ad oggi gli scavi hanno restituito solamente alcune evidenze riconducibili, con prudenza, alla sfera del culto.

L’origine del toponimo stessoParma” è di difficile definizione e la questione resta ancora aperta. C’è che vi riconosce una derivazione dal celtico o dall’etrusco, chi invece riconduce il nome al termine parma, con cui si indicava lo scudo rotondo in dotazione a cavalleria e fanteria leggera. Il termine sarebbe qui usato in veste augurale e collegato alla funzione protettiva della colonia, che sorgeva in posizione strategica per il controllo del guado lungo la Via Aemilia e allo sbocco in pianura delle vallate appenniniche.

Al momento della fondazione della colonia furono inviati a Parma 2.000 coloni (da intendersi come capifamiglia), coscritti dalle regioni centro-meridionali della penisola, ai questi furono assegnati lotti di terreno delle dimensioni di 8 iugera, cioè appezzamenti quadrati di circa 142 metri di lato.

La colonia aveva il suo asse generatore nella Via Aemilia, la quale costituiva il decumanus maximus (attuali Via Mazzini e Strada della Repubblica), mentre il cardo maximus era molto probabilmente costituito dall’asse formato da Via Farini e Via Cavour. All’incrocio tra i due assi principali, in parziale coincidenza con l’attuale Piazza Garibaldi, si trovava il Forum, cioè il cuore politico, economico e sociale della colonia, sul quale si affacciavano il Capitolium e la Basilica.

Attorno al Forum si sviluppava un impianto urbano che si estendeva per circa 25 ettari, suddiviso da cardo e decumanus in quattro settori che a loro volta erano suddivisi da strade interne in una struttura a scacchiera regolare, tipica delle colonie romane e ancora ben visibile da una prospettiva aerea. Il nucleo urbano era delimitato a nord da Strada Melloni e Strada del Consorzio, a est da Borgo San Silvestro, Borgo Tasso e Borgo Pipa, a sud da Borgo Riccio da Parma e Strada al Ponte Caprazucca, mentre e a ovest da Via Carducci, Via Oberdan e Strada del Conservatorio.

Abbiamo poche testimonianze delle vicende che animarono la città durante l’età repubblicana: sappiamo del passaggio in città del proconsole Gaio Caludio Pulcro con le sue truppe, quando nel 176 a.C. intervenne per pacificare la ribellione dei Ligures Friniates che avevano saccheggiato la colonia di Mutina; sappiamo che nel 115 o 109 a.C. Marco Emilio Scauro attuò un intervento di regolazione delle acque nel territorio a nord della città; conosciamo le vicende di Gaio Cassio Parmense, che, nato a Parma circa nel 73 a.C., divenne senatore della Repubblica, partecipò alla congiura contro Cesare e combatté apertamente contro Ottaviano, per ordine del quale venne in seguito ucciso; sappiamo, infine, che durante la guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio, le truppe antoniane intervennero in città giustiziando alcuni personaggi di rilievo schierati con Ottaviano.

In seguito alla vittoria di Azio nel 31 a.C. e con l’inizio del principato, Augusto attuò una politica di monumentalizzazione delle città cisapline; tale politica interessò certamente anche Parma, attraverso una intensificazione dell’edilizia volta soprattutto a “marmorizzare” gli edifici in legno e mattoni. L’interesse di Augusto per Parma è innegabile: sappiamo che insediò un contingente di veterani in città, diventandone anche patrono, e non a caso la città assunse l’appellativo di Iulia (dopo il 30 a.C.) e di Augusta (dopo il 27 a.C.).

In questo periodo si assiste all’ampliamento del suburbio attorno al nucleo originario della colonia, alla costruzione di un nuovo acquedotto, del teatro e dell’anfiteatro, oltre forse a una risistemazione del Foro.

È in età imperiale, almeno fino all’inizio del III sec. d.C., che la città, intesa come area urbana principale e suburbio, raggiunge la sua massima estensione, occupando buona parte dell’attuale centro storico compreso tra Borgo Regale a sud, Borgo delle Colonne a nord e Borgo Lalatta a est, oltre a una ristretta parte dell’oltretorrente, dove erano però confinate principalmente attività artigianali.

Solo a partire dalla seconda metà del III sec. d.C. compaiono i primi segnali di arretramento urbano e sul finire dello stesso secolo la città si era già ritirata entro le mura, in un’area quasi corrispondente a quella del nucleo originario della colonia repubblicana.  A partire dal IV sec. il baricentro della città inizia a spostarsi verso l’area nord-occidentale del nucleo urbano, dove è stata riconosciuta la prima basilica paleocristiana della città; spostamento che diverrà definitivo con la defunzionalizzazione del Foro a partire dal V sec. d.C., quando venne occupata da alcune necropoli.

 


Bibliografia: M. CATARSI, Storia di Parma. Il contributo dell’archeologia, in Storia di Parma, 2009; G. BIGLIARDI, Atlante Archeologico del Comune di Parma, 2010.
In copertina: veduta aerea del centro storico in cui ancora ben si legge la struttura a scacchiera della colonia romana.