13. Parma Romana: Domus (Cattedrale)

Nel 1982, gli scavi effettuati per la realizzazione dell’impianto di riscaldamento della Cattedrale portarono alla luce i resti di una domus romana databile circa al I secolo a.C. Dopo un abbandono dovuto ad un evento alluvionale, nella stessa area si sovrappone un’altra domus, cosiddetta “degli stucchi“, riferibile alla tarda età imperiale, realizzata in parte con le precedenti fondazioni.

Domus a peristilio

A circa 4 metri di profondità dal pavimento della Cattedrale fu individuato un reticolato di strutture di fondazione in ciottoli; di fronte a una di queste strutture è parzialmente visibile una vasca costituita da basoli a semicerchio sul fondo e la relativa sponda in frammenti di laterizio. Dalla vasca è visibile l’uscita di un canale scolmatore a coppi rovesciati con copertura in laterizi. Si tratta probabilmente di un bacino di raccolta di acque piovane collocato in un hortus o un peristilio a cui sono riferibili gli arredi marmorei rinvenuti nella medesima zona. L’evidenza degli interventi di ripristino del canale scolmatore attesta una continuità di vita dell’edificio. Accanto allo spazio indentificato come hortus è stato rinvenuto un portico dal pavimento in battuto bianco di scaglie litiche e malta; più a nord, invece, si collocano i resti di un vano affiancato da un corridoio.

Lo schema planimetrico è quello tipico della “domus ad atrio e peristilio”: un prezioso indizio della presenza, nell’area in questione, di un’edilizia residenziale monofamiliare di buon livello. Dai frammenti ceramici e in terracotta rinvenuti e dagli arredi marmorei attribuiti all’area del giardino, è possibile datare la costruzione dell’edificio circa al I secolo a.C.

Fu probabilmente un disastro naturale a determinare la distruzione dell’edificio, come evidenziato dalla coltre alluvionale depositata sulle strutture rinvenute.

Domus degli stucchi

Al deposito alluvionale si sovrappone una domus riferibile alla tarda età imperiale, realizzata in parte con le precedenti fondazioni.

Dell’area del portico, lo scavo ha portato alla luce una colonna rivestita in stucco su un doppio basamento lapideo. L’area in questione doveva aprirsi su uno spazio interno dotato di vegetazione arborea; la struttura del muro di fondo, in parte pervenuta in stato di crollo, risulta costituita da ciottoli e laterizi applicati su grossi strati di malta e da un’ossatura in legno a travi verticali. Il tutto era rivestito da intonaco decorato a pannelli dipinti a finto marmo, con cornici realizzate in stucco. Alcune analisi hanno rivelato l’impiego di pigmenti diversi quali calcite, ematite, terra verde, quarzo, goethite e blu egiziano. Sono state inoltre prelevate tracce esigue e frammentarie di un pavimento a tessere musive bianche di una certa grandezza, probabilmente intercalate da lastre marmoree ritrovate dalle macerie. Grossi pilastri in mattoni, collocati alle spalle dell’area porticata, fanno supporre la sopraelevazione dell’edificio.

Resti di colonna con tracce di decorazione a stucco (Scavi SAER-Calvani 1982), Museo Diocesano di Parma.

Lo stato dei resti pervenuti suggerisce che la domus degli stucchi fosse già in stato di abbandono prima della sua distruzione seguita a un evento traumatico, forse un movimento tellurico con conseguente esondazione dei corsi d’acqua limitrofi e un incendio. Tale cataclisma deve aver causato dunque la dissoluzione degli stucchi e il deposito del limo, diffuso nell’area e riscontrato anche sul pavimento musivo più antico di piazza Duomo. Durante gli scavi è stato rinvenuto un tesoretto di monete di IV sec., grazie al quale siamo in grado di datare l’evento catastrofico non oltre gli inizi del V sec.

Tra i ritrovamenti della domus degli stucchi è da annoverare la cosiddetta verniciata: ceramica di qualità scadente rivestita di vernice rossastra molto diluita; vasi d’impasto nerastro e grossolano, frequenti nell’epoca tardoromana; frammenti di lucerne recanti marchi di fabbrica; frammenti di ceramica medio-adriatica (III-IV secolo d. C.). Sono stati, inoltre, rinvenuti oggetti relativi alla toilette femminile in osso e bronzo. Chiuso all’interno di un ripostiglio è stato trovato uno strumento in bronzo costituito da due anelli uniti da un elemento tricuspidato, con decorazioni a rilievo, a bulino e impresse. La natura di tale oggetto, datato tra la seconda età del ferro e l’ultima età repubblicana, è da far risalire a una sorta di fermabriglie o strumento per la tensione dell’arco.

 


Bibliografia: M. CATARSI, Storia di Parma. Il contributo dell’archeologia, in Storia di Parma 2009, pp. 420-421; G. BIGLIARDI, Atlante Archeologico del Comune di Parma, 2010; A. BIANCHI, M. CATARSI (a cura di), Il Museo Diocesano di Parma, 2004, pp. 34-39.
In copertina: schema assonometrico di domus romana a peristilio.