07. Parma Romana: Area cultuale (Piazza Ghiaia)

Il toponimo Piazza Ghiaia deriva dal fatto che la piazza si sviluppò come area di mercato in un vecchio letto del torrente Parma, dopo che il torrente spostò il suo letto più a ovest a causa di una disastrosa alluvione avvenuta nel 1177 o 1180.

Dagli scavi archeologici è noto che prima di questo avvenimento il torrente scorreva più ad est rispetto a oggi: scavi recenti in Piazza Ghiaia sembrano indicare che la sponda occidentale del torrente corrispondesse a Viale Mariotti mentre la sponda orientale si snodasse lungo l’asse formato da Strada del Conservatorio/Via Oberdan/Via Carducci, all’altezza del quale, lungo Via Mazzini, sono state individuate le prime arcate del ponte di pietra.

Fino a pochi anni fa si riteneva, pertanto, che l’area fosse stata occupata solamente a partire dal tardo medioevo, essendo nei secoli recedenti occupata dal torrente. In realtà, scavi recenti eseguiti per il rifacimento della Piazza, hanno gettato nuova luce sulle fasi più antiche di questa zona.

Al margine sud ovest del cantiere di scavo sono stati riportati alla luce i resti di una stipe votiva consistente in oggetti metallici e monete di III-II secolo a.C. (massaliote, puniche, romane, celtiche), da ricondurre al passaggio nei pressi di un guado sul torrente. Tali oggetti venivano gettati alla divinità fluviale come offerta di risarcimento per l’attraversamento; alcuni di questi reperti, infatti, presentano una valenza di carattere religioso legata a una divinità maschile o, molto probabilmente, al culto delle acque. L’usanza dell’offerta si protrasse fino al II secolo d.C. e la stipe divenne tra le più importanti dell’intera regione. La deposizione delle monete in luogo sacro era una comune pratica mediante la quale si ricercava l’accordo tra il mondo terreno e le divinità sotterranee, che per gli antichi poteva attuarsi attraverso l’acqua. La moneta offerta – solitamente di basso valore – poteva avere funzione propiziatoria, di ex voto, e rappresentava un omaggio agli dèi secondo usi e norme legate al luogo di culto.

Sullo stesso livello sono stati individuati alcuni blocchi lavorati in travertino che lasciano ipotizzare la presenza di elementi strutturali attribuibili probabilmente a un altare. Lungo il margine ovest è stata rinvenuta un’analoga stipe votiva, scavata parzialmente, la cui differente composizione fa supporre un più ampio uso nella prima età imperiale.

I resti della difesa spondale più antica, costituita da una serie di pali lignei allineati e infissi verticalmente nelle argille, è da attribuire all’epoca repubblicana per la presenza nella fondazione di un asse datato intorno al 211 a.C.

Al centro del cantiere di scavo è stata inoltre individuata un’altra palizzata lignea d’età imperiale. Grossi blocchi di pietra lavorata e materiali architettonici di spoglio posizionati a rinforzo dei pali ne fanno ipotizzare la costruzione in seguito a un repentino spostamento del fiume.

Bronzetto votivo raffigurante Giove/Sole con corona radiata rinvenuto in Piazza Ghiaia.

Nell’estrema porzione sud dello scavo sono stati rinvenuti i resti di un pilone di ponte d’epoca romana in conglomerato cementizio e paramento in mattoni, realizzato probabilmente nella prima età imperiale e crollato a seguito di un’alluvione sul finire del II secolo d.C. La posizione stratigrafica lascia intendere che l’infrastruttura in questione sia stata precedente al ponte in pietra collocato sotto via Mazzini.

Piazza Ghiaia: resti di strutture rinvenuti nel corso degli scavi.

Nel sito di Piazza Ghiaia sono state rinvenute delle piccole lamine plumbee iscritte di forma quadrata o rettangolare e caratterizzate da un foro in cui dovevano essere inseriti dei sottili cordoni metallici; il testo iscritto, tre righe massimo, risulta disposto su entrambi i lati ed è graffito sottilmente in corsivo latino. Questi oggetti sono da inserire nel novero delle etichette di prodotti tessili, probabilmente lane, su cui erano riportate grossolanamente le informazioni relative al tipo di prodotto (colore, peso, quantità, titolare, cliente). La presenza di queste laminette indica l’esistenza di un centro di lavorazione o produzione di prodotti tessili, in particolare di lane, in un periodo compreso tra la fine dell’età repubblicana e i primi secoli dell’impero.

Dupondio (in latino dupondius, due libbre) in bronzo di Antonia Minore (madre dell’Imperatore Claudio) 41-42 d. C., rinvenuto in Piazza Ghiaia.

Dalla stessa zona provengono dei bronzetti figurati dal preciso significato di carattere religioso: si tratta di varie rappresentazioni di una stessa divinità, un dio maschile identificato come protettore delle acque o il fiume stesso. Altri esemplari raffigurano animali legati al culto delle acque come i delfini, oppure sacri ad altre divinità come il pavone, il toro o il serpente. In questo caso, più che il valore devozionale, era quello economico dell’offerta a prevalere, data l’unicità degli esemplari.


Bibliografia: LOCATELLI, L. MALNATI, F.MARAS (a cura di), Storie della prima Parma (Catalogo della Mostra, Museo Archeologico Nazionale di Parma, 12 gennaio – 2 giugno 2013), 2013, pp. 71-79; G. BIGLIARDI, Atlante Archeologico del Comune di Parma, 2010.
In copertina: Struttura lignea rinvenuta nel corso degli scavi in Piazza Ghiaia (SBAER).