Sepino – Area archeologica Contrada Altilia, SP82, 86017 Sepino CB
Posted on 14/03/2018 / 4700

Autore: Sconosciuto
Cronologia: Epoca romana
Datazione: II secolo a.C.
Tipologia: Area archeologica
Luogo di ritrovamento: —
Luogo di conservazione: Saepinum, Sepino (Cb)

L’area archeologica

L’area archeologica di Saepinum, ampia circa 12 ettari, è circondata da una cinta muraria nella quale si aprono quattro porte monumentali, disposte all’ingresso delle due arterie stradali principali, ciascuna fiancheggiata da due torri circolari. L’assetto delle mura e l’orientamento delle porte sono dettati dalla disposizione della preesistente viabilità principale del sito, che ha poi costituito il cardo e il decumano.

Le Porte

Le quattro porte che si aprono in corrispondenza dell’innesto delle due arterie stradali principali, il cardo e il decumano, prendono convenzionalmente il nome sulla base dell’orientamento; esse ripetono nell’impianto il medesimo schema planimetrico, quello classico della porta urbica con un unico fornice a tutto sesto, alto circa 4.80 m, chiuso da una saracinesca di legno scorrevole, azionata dall’alto, con due torri a pianta circolare che fiancheggiano l’apertura.

Porta Benevento, a cavallo del decumano, sul lato Sud-Est, è stata oggetto di numerosi interventi di scavo negli anni 1954-1955 e di restauro nel 1972: la muratura originaria è stata restaurata e consolidata, ricollocando nella posizione originaria gli elementi antichi recuperati. Della torre nord resta la metà rivolta verso la campagna, quella meridionale presenta una peculiarità: risulta infatti costruita non in opera reticolata, ma in blocchetti disposti su piani orizzontali. L’armilla esterna dell’arco conserva cinque cunei originali e la chiave di volta raffigura una divinità maschile con elmo, probabilmente Marte.

Porta Bojano, sul lato Nord-Ovest della cinta, coincide col percorso tratturale, cioè il decumano, in direzione della piana di Boiano. È stata scavata a più riprese a partire dal 1928, e poi definitivamente consolidata. Nel 1955 si è conclusa anche la ricostruzione delle due torri laterali. L’arco poggia su solidi piedritti in pietra locale squadrata e presenta al di sopra del fornice l’iscrizione commemorativa ed ai lati, all’esterno, due statue simmetriche di prigionieri barbari. L’armilla esterna è costituita da 18 cunei radiali: la chiave di volta, scolpita a rilievo, rappresenta una figura maschile, a mezzo busto, con barba, che di solito si identifica con Ercole.

Il Foro

Il foro si sviluppa all’incrocio fra cardo e decumano, su una superficie di forma trapezoidale, per un’area di circa 1.412 metri quadrati e si presenta oggi del tutto spoglio della originaria cortina di edifici pubblici e civili che lo circondavano, lungo la corona perimetrale della piazza. Lo schema progettuale del foro appare con molta evidenza condizionato dall’incrocio degli assi viari principali, che finiscono per dettare l’orientamento generale dell’impianto. Infatti ai lati corti paralleli corrispondono lati lunghi sghembi: pertanto i lati corti, paralleli al cardo, risultano di diversa lunghezza, quello di Nord-Ovest di 29.56 m e quello di Sud-Est di 23.25 m. Invece il lato lungo di Nord–Est, allineato al decumano, è di 53.90 m mentre il lato di Sud-Ovest è di 53.13 m. Da ciò deriva una debole convergenza dei lati lunghi ed un progressivo restringimento dell’area della piazza, a mano a mano che ci si sposta dal lato Nord-Ovest (adiacente il cardo) al lato di Sud-Est.

La piazza è basolata con lastre di calcare disposte in piano su 82 filari paralleli. Una paziente attività di restauro, effettuata a più riprese tra il 1952 ed il 1955, ricompose il basolato, sconnesso ed ingombro di macerie, e lo riportò a livello. La pendenza, appena percettibile, segue la naturale inclinazione del terreno, in modo da convogliare le acque piovane nell’euripus che corre lungo il lato orientale e quello meridionale del foro. Un tombino, aperto lungo il percorso del cardine, raccoglie e smaltisce il flusso delle acque convogliandole nella rete fognante. Al centro della piazza, ricavata sul lastricato ed orientata verso il cardo, è presente una iscrizione che ricorda i nomi dei magistrati che, a loro spese, curarono la pavimentazione del foro. L’iscrizione si sviluppa su un’unica linea di pietre, per una lunghezza di 17.80 m con alcune lacune. Di uno dei magistrati conosciamo il nome: Caio Papio Faber, di sicura origine sannitica. La presenza, inoltre, di una iscrizione contenente una dedica post mortem all’imperatore Augusto divinizzato, farebbe pensare che la lastricatura del foro è sicuramente successiva al 14 d.C. e rientra anch’essa in quella attività di rilancio economico del municipium romano.

La Basilica

La basilica forense è ubicata in corrispondenza dell’incrocio fra cardo e decumano, in una posizione decisamente di rilievo, a chiusura del lato Nord-Ovest del foro. Presenta una pianta rettangolare di 31.60 x 20.40 m suddivisa internamente da un peristilio di venti colonne a fusto liscio, quattro sui lati brevi ed otto sui lati lunghi, sormontati da capitelli di stile ionico. Il peristilio, del quale è scomparsa qualsiasi traccia di pavimentazione, anch’esso a pianta rettangolare (19.50 x 9.00 m), è circondato da un peribolo largo 3.60 m. Il complesso architettonico, pertanto, doveva presentare uno spazio centrale di ampio respiro, probabilmente illuminato dall’alto, e la sua monumentalità qualificava l’intera area forense e ne costituiva l’elemento caratterizzante.

Essa era nell’antichità un edificio polivalente nelle sue funzioni, ove si svolgevano pratiche commerciali e attività giudiziarie e, in epoca imperiale, anche attività religiose collegate al culto dell’imperatore. In genere rappresentava un luogo di sosta e di incontro, frequentato tanto da personaggi di rango quanto da sfaccendati in cerca di svago. Pertanto sotto l’aspetto logistico la vicinanza con la piazza del foro è da considerarsi naturale, dettata dalla comodità di poter disporre di uno spazio coperto nelle immediate vicinanze del foro, al di là del cardo. Nessuna traccia resta della pavimentazione originaria, che doveva essere probabilmente in lastre di calcare, simili a quelle del foro; anche riguardo all’alzato dell’edificio non è possibile stabilire se esso fosse dotato di una copertura unica a capanna oppure di una capriata lignea. La struttura muraria del complesso architettonico è realizzata in opera incerta, con blocchetti di calcare di forma irregolare uniti con malta. Lo spessore dei muri perimetrali, che nel punto massimo raggiunge l’altezza di 1.10 m, è di 60 cm. La facciata principale della basilica, lunga 31.60 m, è allineata al cardo ed è rivolta verso la piazza del foro, l’altra facciata, posta sul lato corto di Nord-Est, misura 20.40 m ed è allineata al decumano. Il lato corto sud occidentale, privo di ingressi, è attualmente interrato, ma la sua esistenza è documentata dalla relazione tecnica dello scavo effettuato nel 1880. Il muro del lato lungo nord occidentale, invece, è adiacente al lato sinistro dell’attiguo macellum, e non presenta ingressi.

Ciascuna delle due facciate principali, una allineata al cardo e l’altra al decumano, presenta una porta principale di accesso, larga 2.50 m, posta centralmente, e due minori, larghe 1.75 m, disposte simmetricamente ai due lati della principale. Tutti gli accessi sono provvisti di soglie, alte circa 10 cm, costituite da lastre di calcare.

Ciascuna delle venti colonne del peristilio poggia su un massiccio plinto di calcare quadrato di 100 cm di lato ed ha un diametro alla base di 75 cm. Un restauro eseguito nel corso degli anni ’50 ha potuto ricostruire interamente solo 9 colonne, la cui altezza è di 6.15 m, mentre i fusti delle altre risultano solo in parte ricostruiti. I capitelli superstiti, dieci in tutto, sono di tipo ionico, in pietra calcarea locale, si presentano in genere di scarsa fattura e mostrano delle differenze nei particolari decorativi.

Macellum

Adiacente alla basilica, il macellum si affaccia direttamente sul decumano, con un acceso rialzato rispetto al livello stradale, sottolineato da un’ampia fascia di rispetto lastricata, larga 2.75 m. Originale appare la sua ubicazione, a ridosso dell’area pubblica ed in posizione centrale, ma dislocato decisamente in una posizione defilata rispetto alla basilica ed al foro. L’edificio, destinato alla vendita al dettaglio dei generi alimentari, ha pianta rettangolare ed è preceduto da un atrio a pilastrini quadrati; all’esterno presenta un passaggio pedonale di attraversamento del decumano. Le murature perimetrali, invece, in ciottoli e malta, sono frutto del restauro eseguito nel 1958. Un breve corridoio immette nell’ambiente centrale a pianta esagonale, pavimentato con grosse tessere bianche di calcare locale e di forma irregolare. Da ognuno dei quattro lati dell’esagono si accede alle tabernae, negozi e botteghe che conservano ancora la pavimentazione originale in mattoni cotti. Al centro dell’esagono trova posto un bacino della stessa forma che accoglie una vecchia macina di frantoio, utilizzata come vasca ed inserita in epoca tarda. Il testo di una iscrizione epigrafica ci informa che il finanziatore dell’intero complesso fu un certo Marcus Annius Phoebus e che al centro del cortile interno era presente un colonnato, con applicazioni decorative e rifiniture in bronzo e marmo, delle quali non si conserva più traccia. Il Macellum sepinate, sulla base degli elementi architettonici e dello schema planimetrico, sembra risalire ai primi decenni del I secolo d.C. ed anch’esso fu restaurato nella seconda metà del IV secolo d.C. in occasione della istituzione della Provincia Samnii.

La Fontana del Grifo

La fontana del Grifo sorge lungo il lato nord orientale del decumano, ad una decina di metri dalla piazza del forum al limite tra la zona pubblica e quella privata, fra l’edificio termale ed una domus adiacente. Nel corso dell’intervento di restauro, effettuato nel 1973, le parti mancanti del monumento sono state integrate con elementi nuovi, in pietra calcarea di Guardialfiera, allo scopo di mettere in evidenza deliberatamente le parti aggiunte e renderle distinguibili da quelle originali.

La fontana è così denominata per la decorazione presente sul prospetto, raffigurante l’immagine a rilievo di un grifo, rivolto a sinistra, ritto sulle zampe anteriori ed accucciato sulle zampe posteriori, con le ali ripiegate all’indietro. La testa aquilina ha un grosso becco adunco, l’occhio obliquo e le orecchie dritte e sporgenti, una criniera folta che spiove sul dorso. La figura, vista di scorcio, è scolpita a rilievo, con una impostazione prospettica. Fra il torace e le zampe anteriori vi è il foro per la fuoriuscita della condotta dell’acqua.

Il bacino, di forma rettangolare, recuperato col restauro alla sua antica funzione, misura 3.00 x 1.85 m ed ha un parapetto alto 89 cm da terra. L’acqua in eccedenza fuoriusciva dal bacino attraverso dei canaletti praticati sul bordo dei lati brevi, e defluiva nella fognatura per mezzo di una grata tuttora presente sul lato destro della fontana, a livello del basolato. Numerosi sono gli esemplari di fontane di epoca romana rinvenuti, ad esempio, a Pompei ed Ercolano, e soprattutto a Roma, dove la manutenzione era affidata agli aquarii, trattandosi di opere di pubblica utilità. Nel caso della fontana di Saepinum, la forma monumentale e ben curata nei dettagli mostra che essa venne concepita anche in funzione ornamentale.

Metodo di acquisizione: Range-based – Rilevatore: Marco di Ioia – Copyright: Sito archeologico di Saepinum, Sepino (Cb)

Tipologie
Sito archeologico
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