Le statue di Veleia

Le statue di Veleia

Nel cuore dell’Appennino Piacentino, a 460 metri di altitudine, sorge uno tra i più importanti siti archeologici dell’Italia Settentrionale: Veleia. L’antica città romana fu scoperta casualmente nel 1747 a seguito del ritrovamento della Tabula Alimentaria, la più grande iscrizione latina su bronzo, oggi esposta al Museo Archeologico di Parma. L’iscrizione, con riferimento al territorio di Veleia (Ager Veleias) ricorda la concessione dell’imperatore Traiano ai proprietari della zona di un prestito ipotecario i cui interessi erano destinati al mantenimento di fanciulli poveri. Il ritrovamento della Tabula Alimentaria destò un interesse tale che don Filippo I di Borbone, allora Duca di Parma, diede avvio nel 1760 agli scavi ufficiali e dopo pochi mesi fondò il Ducale Museo di Antichità, oggi Museo Archeologico Nazionale di Parma, dove destinare i reperti rinvenuti. Ciò che mosse don Filippo I di Borbone fu sicuramente la rivalità con il fratello Carlo III, re di Napoli, che in quegli stessi anni cominciava l’esplorazione di Pompei.

In soli cinque anni, dal 1760 al 1765, la città di Veleia fu portata alla luce quasi interamente: di notevole importanza fu la scoperta dell’area di Foro e Basilica, da cui rividero la luce dodici statue raffiguranti i membri della famiglia giulio-claudia. Tali opere furono erette per celebrare il lealismo politico di Veleia verso la famiglia imperiale e documentano la diffusione del culto della dinastia giulio-claudia in Italia Settentrionale. La preponderanza di statue munite di toga e velo sul capo, è testimonianza di una forte carica religiosa legata al culto della famiglia imperiale.

 

Le dodici statue, realizzate in marmo lunense, erano originariamente allineate sul podio posto nella parete di fondo della Basilica, a sud del Foro, accompagnate da lastre marmoree iscritte con l’indicazione delle personalità a cui esse erano dedicate. Oggi rimangono cinque lastre dedicate a Drusilla, Augusto, Livia, Calpurnio Pisone e Agrippina Maggiore, esposte insieme alle statue presso il Museo Archeologico Nazionale di Parma.

I ritratti celebrativi furono realizzati in tre fasi, tra il regno di Tiberio e quello di Claudio (14-54 d.C.). Il primo gruppo è costituito dalla statua di Tiberio (acefala), accompagnata dai ritratti idealizzati di Augusto e della moglie Livia, madre di Tiberio; da quelli dei due Drusi, Maggiore e Minore, rispettivamente fratello e figlio dell’imperatore, nonché da quello, realistico, di Lucio Calpurnio Pisone il Pontefice, cognato di Cesare, patrono del Veleiati e probabilmente promotore dell’iniziativa.

Un secondo gruppo comprende la statua di Caligola – a cui dopo la damnatio memoriae fu sostituita la testa con quella di Claudio – e quelle di Drusilla e Agrippina Maggiore.

Di un terzo gruppo fanno parte il ritratto di Claudio, Agrippina Minore (ultima moglie di Claudio) e del figlio ancora bambino di quest’ultima: Nerone.

11/07/2017 / by / in

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